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« Previous Page Table of Contents Next Page »Se non ci fossero problemi di risorse, ed in un’ottica di hot desk, vorrei imple-mentare la gestione personalizzata del-l’altezza della scrivania, delle imposta-zioni ergonomiche della sedia, della configurazione del computer e del telefono, e di altri elementi; il tutto rego-lato tramite black berry. Ma questa pur-troppo è fantascienza”.
“Allestirei tutte le postazioni lavoro con Skype (con cuffie e microfono) per per-mettere collegamenti informali e veloci con i colleghi che lavorano sia in sede che in tutti i Paesi del mondo”.
“Capi con uffici più piccoli che lavora-no insieme agli altri”
Com’è difficile scalare le gerarchie
Uno dei criteri che in passato ha avuto un peso determinante nella creazione degli spazi ufficio è quello gerarchico, che prevede l’assegnazione di spazi più grandi, attrezzati e decorati a seconda dell’importanza della carica ricoperta in azienda.
Si dice spesso che questo criterio è ormai al tramonto. Ma è davvero così? A giudicare dalle testimonianze raccolte tra i nostri soci, la risposta è no, anche se le cose sembrano in effetti sembrano avviarsi verso un cambiamento. La maggior parte delle risposte che abbiamo ricevuto testimoniano come il criterio gerarchico abbia ancora un peso tutt’altro che trascurabile nella gestione dello spazio.
Paolo Achilli di Sky Italia ad esempio dichiara che “l’esigenza di avere posta-zioni di lavoro adeguate al livello gerar-chico è ancora presente e personalmen-te la ritengo corretta.
In ogni gruppo di lavoro esiste un leader e questo deve essere riconosciuto non solo per le capacità professionali”.
Il clima generale però sembra suggerire che, anche nei molti casi in cui è anco-ra applicata, questa modalità di assegna-zione dello spazio sia ritenuta solo un ingombrante retaggio del passato, tanto che un numero consistente di soci, alla domanda “esiste ancora il criterio gerar-chico?”, risponde essenzialmente con due parole: sì, purtroppo.
La volontà di cambiare perciò è palpabi-le, ma mutare lo stato delle cose potreb-be non essere così semplice.
Quanto dichiarato da Barberis di Lutech, ad esempio, ci fa capire come il criterio gerarchico si stia adattando alle nuove forme di ufficio, proprio quelle che sulla carta avrebbero dovuto portare alla sua scomparsa: “ritengo che tale criterio sia ancora importante e determini scelte di fondo rilevanti. Anche nel caso di spazi organizzati con postazioni multiple, tipo un call center per intenderci, esiste sem-pre una gerarchia di natura operativa piuttosto che relativa alla percorribilità degli spazi. Se parliamo poi di criterio gerarchico nell’assegnazione di uffici ai singoli o di spazi riservati a gruppi numericamente ridotti, appare ovvio quanto questo elemento condizioni ancora la progettazione degli spazi. In genere i dirigenti, anche quando deci-dono di sposare tendenze di tipo più operativo, come l’open space e le solu-zioni “shared”, tendono comunque a chiedere spazi dotati di una loro autono-mia, e quindi gerarchizzati rispetto al resto dei dipendenti, oppure postazioni di maggiore qualità e dotate di elementi caratterizzanti, quali ad esempio pareti vetrate, satinate o rivestite”.
A tal proposito abbiamo chiesto ai nostri soci se fossero soliti utilizzare gli stessi criteri per la scelta della seduta dell’Amministratore Delegato e di un impiegato. La risposta è stata negativa nella maggior parte dei casi.
Paolo Cattorini di Citi ad esempio è
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