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modulo di spazio standard e dimensio-nando in rapporto ad esso tutti gli uffici. Chiaramente i migliori risultati saranno raggiunti in presenza di immobili con precise caratteristiche di efficienza strut-turale: la forma geometrica, la posizione delle colonne, la regolarità delle superfi-ci vetrate, ecc.
Un altro elemento indispensabile è il pavimento galleggiante in tutta la super-ficie destinata agli uffici quale unica garanzia per raggiungere facilmente ogni postazione di lavoro con gli impianti di servizio.
E poi, chiaramente, una rete dati wireless che copra l’intera area degli uffici”. Una soluzione molto interessante è quella presentata da Grassi di Eli Lilly Italia: “nella nostra casa madre, tutto il necessario per lavorare si trova dentro una sorta di trolley-cassettiera.
L’impiegato la mattina preleva questo trolley, raggiunge una qualunque scriva-nia libera, si collega alla rete ed ha tutto il necessario per lavorare”.
Dopo aver chiesto ai nostri soci come si preparano al futuro, abbiamo anche voluto cercare di comprendere come lo immaginano.
Dalle loro risposte appare evidente che i prossimi anni saranno all’insegna del-l’open space. “Sarà sempre la nostra soluzione preferita anche per il futuro” afferma Pillolo di Novell “l'open space rimane il modo migliore per mantenere bassi i costi ed ottimizzare l'utilizzo degli spazi. Inoltre, se ben organizzato, favorisce al meglio la comunicazione per cui una volta che il cliente interno si è abituato all’open space, difficilmen-te desidera tornare indietro.
Cito al proposito l’esempio recente di una persona che, promossa a manager, ha avuto l'opportunità di spostarsi in un ufficio chiuso, ma ha declinato per non sentirsi isolato dal proprio team”. Malgrado quasi tutti i soci da noi inter-pellati vedano un futuro ancora carat-terizzato dall’open space, nessuno sembra suggerire che sia la soluzione perfetta. Uno di loro afferma “alcuni progettisti pensano che l’open space vada bene per certi gruppi di lavoro, ma il problema acustico e il maggiore stress, che si traducono in perdita di produttività e un rischio maggiore di assenteismo, sono problemi difficili da risolvere.
Altri progettisti vedono nel landscape space una forma culturale, se non addi-rittura mentale, di lavorare.
Nell’ambito di un ufficio moderno si può ritenere che abbia grandi potenzia-lità, anche perché impatta sul singolo e sulla sua capacità di capire e rispettare gli altri e quindi di lavorare meglio”.
molto franco su questo punto: “in tutta onestà, devo dire che i criteri non sono uguali, dato che il budget concesso è diverso.
In entrambi i casi vengono rigorosamen-te rispettati gli stessi criteri di ergonomia e di funzionalità; la differenza di costo è dovuta alla qualità dei materiali, neces-sariamente diversa per il ruolo di rappre-sentanza dell’Amministratore Delegato”. Molto spesso, come fa notare ad esem-pio Marco Ronzio di Enel “le soluzioni tecniche sono identiche, ma i materiali ed alcune caratteristiche ergonomiche risultano differenziate”.
Anche se in minoranza, è comunque notevole il numero dei soci che afferma-no con decisione di scegliere la stessa seduta a prescindere dal ruolo ricoperto dal cliente interno.
Segno che i tempi della poltrona in pelle umana di fantozziana memoria forse non sono del tutto tramontati, ma si avviano verso il crepuscolo.
Lo spazio resta aperto. E multiforme
La tecnologia è forse il singolo elemento che ha avuto l’impatto maggiore nel pro-vocare il sensibile mutamento registrato in questi anni nello stile e nello spazio di lavoro. Questa opera di metamorfosi sembra ben lontana dall’essere giunta al suo stadio finale: la tecnologia continua a progredire e i suoi effetti sull’ambiente di lavoro sembrano amplificarsi. Tutto ciò non può che tradursi in una sfida notevole per i Facility Manager e per chi, in generale, ha il compito di immaginare lo spazio produttivo: quella di creare un ufficio in grado di assecon-dare adeguatamente i cambiamenti imposti dalla tecnologia, così da non essere costretti a rivedere continuamente l’organizzazione dell’ambiente di lavoro e ad acquistare nuovi arredi.
Come realizzare questo difficile compi-to? Le risposte dei soci da noi interpella-ti convergono essenzialmente su due concetti: modularità e flessibilità, in tutte le loro declinazioni.
Moltissimi intervistati tengono a far nota-re che la flessibilità va intesa nel senso più ampio possibile e deve quindi riguardare anche e soprattutto gli impianti perché, come nota Corrado Pompini di Tetrapak Packaging Solutions, “è l’edificio che deve adattar-si all’organizzazione e non viceversa”. Davoglio di Mattel Italia ci ha parlato lungamente dell’importanza di studiare sin dall’inizio uno spazio ufficio capace di trasformarsi senza troppo sforzo: “la flessibilità è un elemento di grande valo-re da considerare subito nella fase di progettazione, adottando ad esempio un
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