This is a SEO version of Gestire_75. Click here to view full version
« Previous Page Table of Contents Next Page »32
Ed è un peccato, perché proprio que-sti ultimi sarebbero i casi più utili da studiare in un clima economico come quello attuale, in cui scarseggiano le risorse per investire sulla creazione di nuovi spazi o sull’acquisto di costosi arredi per ufficio. Va poi aggiunto che generalmente i case study tendono ad ignorare la tipologia più comune di spazio ufficio, quella che ospita gli impiegati di basso profilo gerarchico. Eppure è proprio questo il tipo di ambiente che meglio si presta ad essere un valido banco di prova per le nuove teorie sul design e sulla gestio-ne dello spazio ufficio.
All’inizio del ventesimo secolo lo spazio ufficio ha iniziato a subire l’in-fluenza degli studi di F.W. Taylor, un ingegnere meccanico statunitense che cercò di migliorare l’efficienza industriale. Taylor studiò i principi della produzione nel settore siderur-gico e scoprì che la produttività pote-va essere migliorata in maniera profonda spezzettando lavori com-plessi, e che richiedevano grandi abi-lità, in una lunga serie di compiti semplici e ripetitivi.
Una volta applicati all’ambiente uffi-cio, i metodi di Taylor portarono a suddividere le mansioni più comples-se in compiti più semplici e ad affi-darli a una sorta di catena di montag-gio composta da lavoratori di basso profilo e basso stipendio.
Questo aprì la strada allo sfruttamen-to delle economie di scala e quindi alla disposizione di un numero ingen-te di lavoratori in un grande spazio aperto, così che fosse più facile supervisionare il loro operato. Accanto a questo ambiente aperto sorsero poi spazi chiusi ed isolati, destinati a lavoratori specializzati e manager. Queste differenze di tipo gerarchico nell’assegnazione dello spazio di lavoro si sono radicate nel
corso del ventesimo secolo e sono ancora ben presenti oggi nello spazio di lavoro.
I lavoratori che ricoprono posizioni caratterizzate da alto turnover, scarsa qualificazione e basso prestigio ten-dono così ad essere trattati come una sorta di blocco unico ed omogeneo e sistemati in ambienti altamente con-trollati e dal design poco curato, dove il comfort psicologico e il benessere sono sacrificati sull’altare del massi-mo profitto. In questo tipo di ambien-te regna la cultura della scrivania spo-glia e “pulita” su cui sono ammessi solo gli oggetti strettamente necessari al lavoro e vietati effetti personali come i disegni dei figli, fotografie, piante e soprammobili.
Ma è davvero questo il modo migliore per organizzare lo spazio di lavoro?
Gli psicologi, ad esempio, potrebbero far notare che uno spazio spoglio ed omogeneo può causare alle persone gli stessi problemi che è noto provocare agli animali; questi ultimi infatti, se messi in condizioni sperimentali di deprivazione degli stimoli, iniziano a mostrare chiari segnali di stress. Vi è un crescente volume di ricerche che indi-ca come il disagio e la malattia sul luogo di lavoro sono più direttamente legate all’ansia che a qualunque altra caratteristica dell’ambiente fisico, come ad esempio l’illuminazione, la temperatura e l’umidità.
Il dottor Craig Knight, Principal Researcher e Managing Director del Prism - Psychological Research into Identity and Space Management (Ricerca psicologica sull’identità e lo space management) dell’Univiersity of Exeter ha condotto uno studio per capire come il design e lo space management influenzino comfort, benessere e produttività di chi lavora in ufficio.
Gli strumenti utilizzati per la ricerca
This is a SEO version of Gestire_75. Click here to view full version
« Previous Page Table of Contents Next Page »