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Postazioni uniformate al mar-chio aziendale o aperte ai contributi dei dipendenti: il dibattito tra gli addetti ai lavori
Lo spazio è di tutti. Non del singolo
Il presupposto è che bisogna progettare gli spazi lavoro tenendo costantemente uno sguardo verso il futuro; questo, oggi, signi-fica prevedere postazioni che facilmente possano diventare condivise, non dedica-te, e che quindi si prestino a riflettere non la personalità del singolo, ma di tutti. Ciò non significa dimenticare l’esigenza di personalizzazione, che può comunque essere espressa in altre aree dello spazio lavoro, come le zone comuni (meeting informali, break out, relax, etc.) Mirna Gelleni - Unicredit Real Estate
Largo alla libertà. Finché si può
Il nostro reparto marke-ting invia spesso ai clienti interni dei gadget relativi ad un nostro nuovo prodotto o campagna pubblicitaria e quindi le postazioni di lavoro finiscono inevitabilmente per riflettere anche la “passione” dei dipendenti per l'azienda. Elementi esterni, come ad esempio foto di famiglia e disegni dei figli piccoli, sono tollerati finché non diventano troppi, ed in tal caso il problema viene affrontato caso per caso. Non abbiamo infatti procedure specifiche per regolare questa materia, come ad esempio una “clean desk policy” che per ora non è ritenuta necessaria. Hellen Pillolo - Novell
Regole uguali per tutti significa più comfort
Propendo per regole standard e uguali per tutti nelle aree ufficio, lasciando poi spazio alla fantasia negli spazi comuni.
Credo che una postazione di lavoro stan-dardizzata e funzionale crei un ambiente ufficio confortevole, efficiente ed ordina-to. Allo stesso tempo penso che avere spazi comuni “creativi” e “personalizzati” - magari grazie al contributo diretto dei dipendenti - sia utile a creare un’area in cui lavorare in maniera più informale o in cui “staccare la spina”. Qualche esempio: producendo giocattoli abbiamo creato sale riunioni a tema con i nostri personag-gi, tipo la “Sala Barbie”, e spazi di gioco come una Play Room con calciobalilla e postazione Wii. Anche agli uffici e alle sale riunioni è stato dato un tocco partico-lare, decorandoli con una grafica creata appositamente a livello Corporate: foto di bambini che si divertono all’aperto con i nostri giocattoli.
Paolo Davoglio - Mattel Italia
Per personalizzare ci vuole competenza
Dovendo scegliere sicu-ramente dico “postazio-ne standardizzata”, anche se logicamente in ogni caso andrebbero valutati il contesto, la filosofia dell’azienda, la tipologia del lavoro svolto. In linea teorica sarebbe apprezzabile lasciare libertà di persona-lizzazione, ma nei fatti il risultato non è mai altrettanto apprezzabile: questione di competenze e sensibilità alla materia. Mauro Poli - Max Mara
Occhio alle normative. E ai costi
La progettazione di ambienti di lavoro, pur lasciando ancora ampio spazio alla creatività, è comunque condizionata da normative e valutazioni di costo che obbligano il planner ad acquistare un certo tipo di arredi. Dal punto di vista dei costi poi è spesso necessario creare “economie di scala” per ottenere saving importanti e magari, tramite accordi quadro, un’assi-stenza post-vendita soddisfacente.
Per questo motivo, oltre che per la ricerca di uniformità, lascio poco spazio a posta-zioni differenti anche se è ovviamente importante fissare standard aziendali par-ticolari per i diversi compiti operativi e proporre soluzioni adeguate.
Detto questo, penso sia positivo lasciare al cliente interno la possibilità di decora-re liberamente la postazione di lavoro. Giorgio Barberis - Lutech
L’importante è educare al “bello e utile”
Quanto succede attualmente è esatta-mente quanto dovreb-be essere evitato a tutti i costi, perché indice di mancanza di intenzionalità e pianificazione: il clien-te interno in teoria sarebbe libero di personalizzare lo spazio occupato, dato che mancano direttive precise in materia, ma si finisce comunque per avere spazi anonimi per mancanza di fantasia.
Si dovrebbero educare le persone al concetto di “bello e utile”, imponendo inizialmente degli spazi decorati in maniera oculata: ad esempio utilizzan-do immagini e colori per le pareti scel-ti in base alle disposizioni d’animo (dinamismo, relax, ottimismo…) che possono favorire. Si potrebbe poi lasciar libera espressione alla creatività delle persone in aree come lo spazio bacheca o nella scelta dei colori delle sedute (all’interno di una gamma pre-selezionata).
Carlo Sussi - Gruppo HERA
L’immagine aziendale prima di tutto
Sicuramente standar-dizzata per tutti. Evitiamo di vedere cose terribili che a volte vanno a discapito dell’immagine aziendale.
Paolo Achilli - Sky Italia
Lo facciamo standard
…o fantasia?
Mariantonietta Lisena
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