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Nonostante la recessione, in tutta Europa il nostro settore registra un notevole sviluppo. Anzi, la necessità di razionalizzare le risorse rende ancora più necessaria una loro gestione accorta, soprattutto nei Paesi più avanzati e competitivi. Dove si impongono nuovi strumenti, come il Property in Gran Bretagna
Di Roberto Perotta
Nel quadro di un’economia europea che lancia allarmanti segni di stagnazione, se non di recessione, il mercato del Facility Management sembra muoversi in netta controtendenza, mostrando un generale trend di sviluppo, in alcuni casi anche assai deciso. La Spagna, solo per citare un esempio, segna una percentuale di crescita media del mercato superiore al 10% negli ultimi 3 anni. E quella iberica non è l’unica nazione europea a far registrare risultati tanto straordinari. In alcuni casi si tratta di Paesi che solo ora iniziano a scoprire e comprendere i vantaggi legati al Facility Management e all’utilizzo di alcune delle sue leve strategiche come ad esempio l’outsourcing. Si tratta perciò di mercati ancora in fase di sviluppo, che possono beneficiare del generale clima di entusiasmo portato dalla scoperta di quali nuovi orizzonti possa dischiudere la disciplina. Spesso si tratta anche di Paesi dall’economia ancora giovane, nei quali il settore del Facility Management può cogliere i frutti di un più ampio processo di sviluppo.
Il mercato della gestione degli immobili e dei servizi gode però di buona salute anche in realtà caratterizzate da un panorama economico che in alcuni casi potremmo definire stagnante. Si tratta di un paradosso solo apparente. Sistemi produttivi complessi, come ad esempio quello tedesco o britannico, sono caratterizzati da un livello di competitività estremamente elevato; in tali realtà, le aziende non possono più limitare la ricerca del valore solo alle aree più strettamente legate alla produzione, ma devono estenderla, necessariamente, anche a tutti i diversi sottosistemi dell’organizzazione. In questi ambiti si sviluppa perciò, in maniera abbastanza rapida, una piena consapevolezza circa il valore che una riorganizzazione e gestione oculata dei servizi può produrre per tutta l’azienda. La forte competitività tipica dei sistemi economici più complessi incoraggia perciò un parallelo sviluppo della cultura del Facility Management e del suo mercato. L’esistenza di una correlazione diretta tra PIL pro capite, tasso di occupazione e evoluzione della disciplina è uno dei molteplici elementi a sostegno di questa tesi sviluppata da IFMA Italia. È il caso del Regno Unito, ad esempio, da sempre la realtà europea più all’avanguardia nell’applicazione della disciplina, e dell’Olanda. Questa, in particolare, si segnala per essere tra le nazioni più avanzate del mondo per ciò che riguarda la formazione nel campo del Facility Management: non solo può vantare ben dieci facoltà universitarie e cinque master interamente dedicati all’insegnamento di questa disciplina, ma detiene anche il record per il numero di studenti (circa 5.000) mediamente impegnati in corsi ad alto livello sul FM e ogni anno sono ben 1.000 i nuovi Junior Facility Manager che entrano nel mercato del lavoro. Una situazione per certi versi unica, ma anche un modello cui ambire per il settore del Facility Management di ogni Paese.
È poi interessante analizzare anche gli stili particolari e le evoluzioni del Facility Management in alcuni dei maggiori mercati europei, un esame che potrà fornirci degli elementi utili a prevedere le tendenze che caratterizzeranno il settore a livello continentale nei prossimi anni. In Germania, ad esempio, il Facility Management è un’area che ha molti punti di contatto con il mercato delle costruzioni. Va ricordato, d’altra parte, come in questo Paese l’evoluzione della disciplina sin dall’inizio sia stata legata a questo particolare settore. Il Facility Management, infatti, si è inizialmente diffuso in Germania principalmente per la necessità di organizzare immobili e servizi nei grandi distretti industriali che caratterizzano lo stile produttivo tedesco. In questo Paese è perciò attiva da tempo una forte integrazione tra il processo di edificazione e quello di gestione, con immobili creati seguendo i canoni del Facility Management sin dalla fase progettuale.
Lo sviluppo più interessante, e con le maggiori ripercussioni a livello europeo, è però quello attualmente in atto nel Regno Unito, dove il settore del FM si sta legando in maniera decisa a quello del Property Management. Nella realtà anglosassone è largamente diffusa una concezione che interpreta l’immobile come uno strumento da rendere il più possibile funzionale, così da aumentare al massimo la sua redditività. Si tratta di una impostazione che inevitabilmente porta le società di Property ad ampliare la propria visione relativa agli immobili, visti come un bene da amministrare e gestire strategicamente per tutta la durata del suo ciclo di vita. I soggetti attivi nel mercato del property devono perciò assicurarsi, ad esempio, che il servizio di manutenzione sia svolto nella maniera più efficiente possibile, per evitare al massimo tutti quegli interventi straordinari che andrebbero ad intaccare il loro profitto oltre a causare una diminuzione nella funzionalità dell’immobile. Quello rappresentato dalle società di Property è così diventato in breve tempo uno dei maggiori mercati di riferimento per gli operatori del settore del FM.
Tale impostazione si sta diffondendo in maniera decisa a livello continentale a causa dei grandi contratti paneuropei di Property Management e già ora sta avendo notevoli ripercussioni sugli equilibri dei singoli mercati. Anche in Italia, per esempio, le società di Property stanno iniziando a conquistarsi un posto di rilievo tra i diversi interlocutori a disposizione delle società di FM e questa tendenza promette di crescere ulteriormente nei prossimi anni.