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Gli esperti non hanno dubbi: nonostante le difficoltà l’introduzione delle tecniche del Facility Management nell’amministrazione statale è inevitabile. Parlano alcuni rappresentanti del settore: sarà una rivoluzione culturale
Da molti anni ormai il Facility Management italiano guarda con attesa e interesse al settore pubblico, considerato da molti come il punto di svolta che porterà il mercato a raggiungere la sua piena e definitiva consacrazione. In più di un’occasione l’apertura definitiva di questa frontiera è sembrata prossima, ma in realtà non si è mai realizzata; e così, malgrado i molti sforzi compiuti, quella della Pubblica Amministrazione comincia ad apparire agli occhi di chi opera nel FM come una sorta di miraggio sempre ad un passo, ma di fatto irraggiungibile.
Probabilmente si tratta solo di avere ancora un po’ di pazienza e una buona dosa di tenacia, ma forse è anche il caso di affrontare un quesito spinoso: il settore pubblico rappresenta realmente un passaggio cruciale ed obbligato per il Facility Management italiano?
“Effettivamente” nota l’Amministratore Delegato di Romeo Gestioni, Enrico Trombetta “credo che gran parte del futuro del FM si giochi proprio nelle Pubbliche Amministrazioni. Non solo, sono anche convinto che molte delle problematiche che affliggono in questo momento il nostro mercato nascano proprio da una scarsa diffusione culturale della disciplina all’interno del settore pubblico.
Le PPAA sono ancora oggi legate alla cultura della completa erogazione interna dei servizi. Inoltre, a causa dell’attuale congiuntura economica, hanno visto diminuire i fondi a disposizione per la gestione del proprio patrimonio e tendono perciò a investire sempre meno sui servizi. L’unico modo per uscire da questa situazione di stallo è, secondo me, diffondere i principi della disciplina, così da rendere chiaro ai pubblici amministratori che ridurre ora gli investimenti sulla manutenzione, ad esempio, porterà a doverli aumentare esponenzialmente in un prossimo futuro. Inoltre” conclude Trombetta “credo che in questo settore in particolare vi sia un gran bisogno dell’opera di un terzo soggetto super partes che assuma efficacemente una funzione di cerniera e collegamento tra domanda e offerta, così da aumentare il livello di trasparenza del mercato e rendere più semplice il dialogo tra i soggetti pubblici e le società di Facility Management”.
Giuseppe Cinquanta, Direttore Area FM & Energia di CNS (Consorzio Nazionale Servizi) pone l’accento anche sull’esistenza di ostacoli di tipo più pratico nell’ambito della gestione dei servizi per le PPAA: “La fase contrattuale è caratterizzata dall’esistenza di troppi vincoli.
Tutti i soggetti coinvolti, committente, assuntore e fornitori, si trovano perciò come ingabbiati in una struttura estremamente rigida, che lascia poca libertà d’azione e, soprattutto, toglie loro la possibilità di essere flessibili e dinamici. Senza queste due caratteristiche, ogni processo di gestione dei servizi diventa non solo difficile, ma anche scarsamente efficace.
L’unica soluzione è iniziare a studiare ed applicare anche al settore pubblico delle modalità di contratto che favoriscano la flessibilità e, in generale, un approccio più dinamico alla gestione di immobili e servizi”.
Una misura comunque necessaria, ma non sufficiente secondo Cinquanta: “vi è anche un evidente ostacolo culturale all’interno delle PPAA, non diverso, in fondo, da quello che la disciplina ha incontrato anni fa nel settore privato. Si tratta di una forte resistenza al cambiamento che si oppone in maniera decisa al mutamento di quegli stili di gestione utilizzati per decenni e quindi radicatisi profondamente all’interno delle amministrazioni. E un ostacolo del genere può essere abbattuto solo con un’opera di formazione, nel senso più ampio del termine”.
Qualcosa comunque ha iniziato a muoversi nel verso giusto, come conferma Gabriella Tosto, Sviluppo Area Progetti e Offerte di Astrim: “Nelle PPAA è finalmente in atto un processo volto a valorizzare e ottimizzare la redditività dei propri immobili.
Numerosi enti pubblici hanno dovuto avviare un profondo processo di analisi e valutazione del proprio patrimonio immobiliare, un passaggio fondamentale nella realizzazione di qualunque attività di Facility Management. La spinta per compiere queste operazioni è giunta essenzialmente da due fattori: la crisi di cassa che ha investito le Pubbliche Amministrazioni e alcune nuove disposizioni legislative, come il D.L. 104/96, che in qualche modo impongono di realizzare un nuovo modello di gestione”. Sono segnali positivi, anche se la Tosto fa notare come restino ancora dei problemi di fondo: “La scelta di ricorrere all’esternalizzazione nelle PPAA è sempre più diffusa, spesso però viene effettuata senza una precisa valutazione strategica riguardo a cosa è davvero opportuno concedere in outsourcing. Questo avviene anche a causa della scarsa comunicazione tra gli uffici coinvolti e le direzioni.
Credo perciò che le PPAA abbiano bisogno proprio di quella cultura dell’organizzazione, del processo e del controllo che è il vero cardine del Facility Management”.
In definitiva, tutto il settore sembra convenire sul fatto che la rivoluzione all’interno delle Pubbliche Amministrazioni debba essere prima di tutto di ordine culturale.
Secondo Luca Nugnes, Direttore IFM di Sodexo Italia: “Bisogna rendere chiaro cosa significhi realmente applicare i principi del Facility Management; è un’attività complessa che richiede elevate capacità manageriali, organizzative, tecniche e relazionali.
Una volta compreso questo, il settore pubblico inizierà ad attirare figure professionali sempre più qualificate, in grado di aggiungere valore alla gestione dei servizi nelle Pubbliche Amministrazioni, con benefici per tutto il Paese”.