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Negli Stati Uniti l’attenzione alla conservazione della natura ha portato alla nascita di parchi eco-industriali, ovvero complessi produttivi o commerciali realizzati in modo da favorire il miglior utilizzo delle risorse e un maggior risparmio energetico ai vari soggetti della comunità: dallo sfruttamento del sole all’acquisto organizzato di materie prime, fino al riutilizzo degli scarti di produzione. Gli esempi d’Oltreoceano
L’impegno del mondo produttivo per diminuire il proprio impatto sull’ambiente comincia a finalmente a dare dei risultati visibili. È importante però interpretare questi primi successi solo come un primo piccolo passo lungo un percorso lungo e articolato. Detto in altri termini, è necessario imparare a pensare più in grande e in maniera davvero più globale; un concetto dotato di questa visione più ampia è già presente da qualche anno, soprattutto negli Stati Uniti: è denominato “approccio eco-industriale” ed ha per obiettivo principale quello di migliorare i bilanci delle aziende grazie a uno sforzo collaborativo mirato alla sostenibilità. Un approccio eco-industriale procura efficienze di business e tagli delle spese incoraggiando le organizzazioni e i loro Manager a guardare oltre le quattro mura dei propri edifici. Il concetto, infatti, richiede che alcune aziende creino una rete per condividere le proprie risorse, incrementare la produttività e diminuire il proprio impatto ambientale. In questo contesto il termine “eco” sta sia per economia che per ecologia, a significare che l’approccio di cui parliamo mira a ottenere un profitto in entrambi questi campi.
Un Parco Eco-Industriale (EIP) è una specifica area industriale o commerciale disegnata utilizzando questo nuovo tipo di approccio. Un esempio di EIP è il TaigaNova EIP di Fort McMurray nel Canada, creato seguendo un progetto che consente la massima flessibilità alle organizzazioni che lo occupano, garantisce a tutti gli edifici la massima esposizione al sole per sfruttare l’energia solare e risparmiare sul riscaldamento e presenta un abbondante spazio verde con molte varietà di flora e fauna. Più di tutto, però, un Parco Eco-Industriale è disegnato per facilitare al massimo la collaborazione fra le diverse organizzazioni presenti per condividere le spese e le iniziative improntate alla sostenibilità.
Non c’è però bisogno di risiedere in un EIP per capitalizzare sui benefici della mutua collaborazione. Si tratta, in definitiva, di non concentrare l’attenzione solo sul rendere verde il proprio singolo edificio, ma ampliare la prospettiva per vedere come interagiscono i diversi sistemi di immobili e di attività produttive.
Il primo passo è immaginare un gruppo di edifici disposti in una stessa area come se fossero una comunità e quindi un sistema che funziona al meglio quando tutti i suoi appartenenti collaborano scambiando risorse e idee. I soggetti di una comunità industriale, ad esempio, possono riunirsi per compiere acquisti congiunti e creare economie di scala. L’esempio base è quello di due aziende che si mettono d’accordo per raggruppare i loro ordini relativi alle forniture di beni, così da ottenere uno sconto. Il fornitore, a sua volta, dovrà operare un’unica consegna, risparmiando le spese relative al trasporto. La minore quantità di carburante bruciata, infine, ridurrà l’impatto ambientale di questa transazione con un guadagno anche dal punto di vista ecologico. Le aziende hanno risparmiato soldi, il fornitore ha risparmiato denaro e tempo e tutti quanti hanno guadagnato un ambiente più sano. Questo semplice esempio può essere esteso indefinitivamente, ampliando al massimo il triplo vantaggio appena illustrato. I campi di applicazione sono innumerevoli: la gestione del verde, l’acquisto della cancelleria, il servizio di pulizia, l’acquisto di energia, ecc. I gruppi di acquirenti hanno un potere contrattuale ben maggiore rispetto alla singola azienda, fattore che consente loro di avere ad un prezzo estremamente competitivo tutti quei servizi ad alta performance di sostenibilità che altrimenti non potrebbero permettersi singolarmente.
Ma prima ancora della creazione di gruppi di acquisto, vi è una forma ancora più semplice di networking eco-industriale: gli scarti provenienti dalla produzione o dalla semplice operatività di un’azienda possono essere una risorsa utile ad un’altra. Un esempio: una piccola azienda che produce opere di legno intagliato avrà come scarto di produzione un enorme quantità di riccioli di legno. Questi potrebbero essere molto utili alla cantina vinicola presente nelle immediate vicinanze, che li userebbe come materiale protettivo da inserire nelle cassette di vino al posto dei soliti, ed esteticamente molto meno accattivanti, materiali di imballaggio sintetici. La prima azienda può così risparmiare sul costo di smaltimento dei suoi scarti produttivi, la seconda sull’acquisto del materiale d’imballaggio. Entrambe hanno ottenuto un guadagno e per realizzarlo hanno dovuto guardare appena oltre le mura della propria azienda. Questo è solo un esempio su piccola scala che può però essere esteso a programmi di ben altra portata e ampliato oltre i confini del semplice concetto di “scarto materiale”. Nel Pearson Eco-Business Zone, il più grande Parco Eco-Industriale del Nord America, è già attivo un sistema energetico che collega gli edifici di tutte le organizzazioni presenti. Grazie a questo, le aziende che generano calore in eccesso (ad esempio per la presenza di celle frigorifere) possono passarlo immediatamente agli edifici vicini che lo impiegheranno per riscaldare gli ambienti. I costi per realizzare un sistema del genere sono notevoli, ma vengono ben presto ripagati da un netto taglio delle spese per tutte le organizzazioni coinvolte.
I motivi per adottare un approccio eco-industriale perciò sono molteplici e vanno ben oltre il semplice ritorno di immagine, motivo comunque già di per sé non trascurabile. Utilizzare le risorse in maniera più intelligente e secondo una visione più ampia porta benefici economici diretti all’azienda e contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro e una comunità più sane e pulite. Perciò, in definitiva, adottare l’approccio Eco-Industriale permette di raggiungere un obiettivo di capitale importanza: diventare il tipo di azienda per la quale le migliori risorse sono entusiaste di lavorare e con cui i migliori clienti sono felici di collaborare.
Tratto da: Collaboration for ECOnomic Gain
Di Clay Braziller e Jenny Rustemeyer
FMJ - Luglio/Agosto 2009