di Madela Canepa
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore - Mondo Immobiliare del 20 febbraio 2014
Migliora l’immagine del settore del Facility management e relativi servizi. Anche se gli operatori del settore scontano un sentiment negativo (anche se in miglioramento) da parte della domanda rispetto alla situazione economica.
Al centro delle strategie permane l'esigenza di risparmiare riducendo anche sino al 20-30% gli uffici, forti delle visioni per un lavoro agile e sempre più "home based". Ma si tagliano anche i budget per i servizi e si richiede agli specialisti del facility management maggior capacità di affiancamento consulenziale.
Il quadro emerge dall'indagine del Centro Studi di Ifma Italia su un campione di 81 aziende, per la maggior parte (71,6%) multinazionali private, molte delle quali (22,2%) attive sul fronte dell'IT.
«Per il 2014, l'Fm Confidence Index elaborato per valutare le aspettative circa lo sviluppo del mercato del Fm in Italia in termini di volumi e di professionalità - spiega il presidente di Ifma Italia Marco Decio - è pari a 92,6. Un valore che ricade nell'area delle attese negative, ma che conferma una tendenza positiva iniziata nel 2011». Per la maggioranza degli intervistati (56,8%) il mercato del facility management italiano è in crescita avendo ampliato, negli ultimi anni, il perimetro di attività all'interno delle aziende fino a toccare aree vicine al core business, come il welfare aziendale.
E per quanto riguarda le modalità di ricorso al mercato? Il panorama è differenziato: «Il 36,4% degli intervistati - continua Marco Decio - si muove nella direzione di un accorpamento di servizi per macroaree omogenee. Si tratta di aziende che puntano a raggiungere la riduzione della spesa per i servizi mirando allo sfruttamento delle sinergie e a una migliore organizzazione dei processi. Il 18,5% è interessato a interlocutori unici per la gestione, progettazione ed erogazione dei servizi, mentre il 21,2% è rimasto ancorato all'idea di un fornitore differente per ogni singolo servizio». L'obiettivo della riduzione dei costi, inoltre, porterà il gruppo più consistente degli intervistati (il 28,5%) a ricorrere alla rinegoziazione dei contratti con gli attuali fornitori. Ma si riscontra anche una controtendenza: aumentano le aziende che passano da un fornitore unico per più servizi a più fornitori di singoli servizi (dal 16% del 2013 al 21% del 2014).
Tutta da affrontare la sfida che coinvolge direttamente il mercato immobiliare. Riguarda la crescente tendenza a ridimensionare gli spazi di lavoro. «Non una riduzione dovuta a tagli del personale - precisa l'esperto -, ma alla volontà di contenere i costi relativi allo spazio tramite una riorganizzazione dell'attività lavorativa nel segno di una maggiore flessibilità».
Sempre più gli spazi di lavoro saranno studiati per un dipendente che usa l'ufficio come base d'appoggio, con una maggiore incidenza di postazioni di lavoro condivise e sale riunioni. Ci sarà la richiesta, inoltre, di spazi che possano essere facilmente riadattati a seconda delle esigenze dei dipartimenti aziendali che li andranno a occupare. «Diverse aziende della domanda - conclude Decio - soprattutto multinazionali, già ora cercano immobili che sappiano soddisfare tutte queste esigenze di flessibilità».