CAMPARI, UNA GALLERIA DI VITA LUNGA 150 ANNI - La Galleria Campari

Data di pubblicazione: 01 GIU 2010

Clicca qui per conoscere Gestire

Un’azienda racconta anche la storia del rapporto che la lega al territorio in cui vive. E’ il caso del gruppo leader nel settore del beverage che nell’anniversario della sua fondazione apre un museo multimediale nella città in cui è cresciuta. Novecento metri quadri interamente multimediali per brindare a un successo più che secolare, come ci racconta il Facility Manager Paolo Cavallo

di Maria Elisa Dalgrì

Le aziende non sono entità a se stanti, ma realtà inserite in un territorio e impegnate in un dialogo continuo con la comunità che le ospita. Si tratta di un rapporto dotato di una storia, a volte più che centenaria, e capace di produrre anche cultura. È il caso ad esempio di Campari, che ha voluto dare una forma concreta a questo dialogo con il proprio territorio, realizzando nel nuovo Headquarter in Sesto San Giovanni la Galleria Campari, un museo aziendale multimediale. Ce ne parla Paolo Cavallo, Group Risk Manager e Facility Manager Italia dell’azienda.
Qual è l’estensione della Galleria?
Circa 900 metri quadrati distribuiti su due piani. Il primo piano è interamente dedicato ad una esposizione permanente dedicata alla grafica e alla comunicazione pubblicitaria di Campari dalla sua fondazione ad oggi. Non si tratta solo di un’esposizione statica di opere: la Galleria infatti vuole regalare al visitatore una profonda esperienza multimediale e a tale scopo utilizza 15 monitor LCD da 40” installati a video-wall, 8 proiettori ad alta definizione che trasmettono immagini e filmati su una parete di proiezione lunga 32 metri, 12 monitor touchscreen grazie ai quali possono essere consultate pubblicazioni dedicate alla grafica dell’azienda, e 7 monitor dedicati al Logo Campari. Il secondo piano al momento ospita una personale dell’artista futurista Fortunato Depero, che collaborò con Campari all’inizio del ‘900 dal 1926 al 1936. Si tratta di una raccolta di opere dell’Archivio storico Campari, 60 disegni a china e tempera, oltre a 9 quadri ottenuti in prestito da musei e collezioni private, che sarà aperta fino a giugno; dopodiché anche questo spazio sarà destinato ad ospitare un ampliamento della mostra permanente presente al primo piano. La Galleria attualmente è aperta al pubblico per tre giorni a settimana, con cinque visite guidate al giorno. Da giugno, invece, i giorni di apertura saranno ridotti ad uno e per il resto della settimana la Galleria sarà accessibile solo su appuntamento.
L’edificio che ospita la Galleria è di vostra proprietà?
Sì. Si tratta di un edificio storico, creato da Davide Campari allo scopo di ospitare la prima fabbrica dell’azienda e inaugurato nel 1904. Questo edificio fa ora parte della nuova sede del Gruppo Campari, un complesso progettato dall’architetto Mario Botta e ultimato lo scorso anno. 
Come è nata l’idea di un museo aziendale?
Da un accordo con il Comune di Sesto San Giovanni realizzato nel quadro della trasformazione urbanistica dell’area industriale ove sorgeva lo stabilimento di produzione in area con destinazione a terziario e residenziale. In quell’occasione, emerse il desiderio condiviso dal Comune e dall’azienda di creare un museo che testimoniasse e illustrasse il legame storico tra Campari e il territorio di Sesto San Giovanni. L’iniziativa ha immediatamente riscosso il favore del pubblico: la Galleria, infatti, è stata inaugurata lo scorso 18 marzo e nei primi due mesi ha accolto ben 3.000 visitatori. Più in particolare, l’azienda ha inteso la Galleria come uno strumento di comunicazione dei propri valori e della propria storia di 150 anni proiettata nel futuro. Non è perciò un caso che nella sua creazione siano stati coinvolti direttamente i dipartimenti marketing e comunicazione sia a livello nazionale che internazionale.
Chi si occupa della gestione della Galleria?
Il responsabile sono io, sia in qualità di Facility Manager per ciò che riguarda la gestione dei servizi per la Galleria, sia come responsabile degli Archivi Storici dell’azienda per ciò che riguarda invece l’aspetto più concettuale ed artistico. In pratica questo mio doppio ruolo fa sì che l’intera gestione della Galleria sia condotta dal Facility Department.
Come avviene in particolare la gestione dei servizi?
Tutti i servizi per questa struttura vengono attinti da quelli erogati per l’headquarter dell’azienda, considerato che la Galleria e la sede fanno parte dello stesso complesso immobiliare. I servizi sono stati semplicemente ampliati per includere anche questa nuova sezione, anche se, logicamente, con degli accorgimenti particolari necessari per trattare una realtà tanto particolare. Il personale che si occupa delle pulizie e della security, ad esempio, è stato sottoposto ad un processo di training e lo stesso vale per ciò che concerne la reception, che ha il compito di gestire le informazioni di base e le chiamate esterne per le prenotazioni delle visite alla Galleria. Quest’ultima, di fatto, beneficia dell’opportunità di poter contare sull’attività di un Facility Department e su servizi studiati per una realtà di dimensioni molto più ampie come il quartier generale dell’azienda.
Quali sono gli aspetti più delicati della gestione dei servizi per la Galleria?
Da una parte, come è evidente, c’è la particolarità di avere uno spazio che contiene opere di valore e apparecchiature tecnologiche molto delicate. Ma non c’è solo questo. La Galleria riceve ogni giorno un gran numero di visitatori e i servizi devono essere erogati con la massima elasticità per assicurare che l’ambiente sia sempre al massimo dell’efficienza. Qui entra in gioco una delle maggiori differenze tra l’attività di Facility Management nell’ambito di un ufficio e quella realizzata per un museo aziendale. Nel primo caso il Facility Manager può beneficiare del feedback continuo del cliente interno e in base a quello regolare le caratteristiche del servizio. Con un museo, o comunque con una struttura aperta al pubblico, questa opportunità non è presente: il visitatore non può cogliere l’evoluzione del servizio, perché ne usufruisce un’unica volta e per un lasso ristretto di tempo. Ne deriva che in quell’ora in cui visita l’ambiente della Galleria tutto deve essere perfetto, anche perché nel caso di un suo feedback negativo è troppo tardi per intervenire: ormai l’esperienza è fissata nella sua mente e non vi è occasione di rimediare. E questo non è ammissibile, dato che il core business della Galleria è proprio la comunicazione dei valori e dell’immagine dell’azienda. Le attività di controllo e manutenzione preventiva devono quindi essere perfette.
Quali caratteristiche deve avere un Facility Manager per gestire al meglio un museo aziendale?
Malgrado la peculiarità di una struttura del genere, l’approccio per certi versi è identico a quello che un Facility Manager dovrebbe sempre avere, ovvero conoscere perfettamente le strategie dell’azienda e gli obiettivi che questa vuole perseguire con la realizzazione della Galleria. Oltre a questo, è necessario possedere un’enorme sensibilità nel trattare con l’esterno: le aziende di solito comunicano con il pubblico grazie ai propri prodotti, mentre in questo caso il contatto è diretto e, nel caso della Galleria Campari, avviene all’interno della sede principale dell’organizzazione. Si tratta perciò di una situazione molto delicata che lascia pochissimo margine d’errore. Bisogna essere dotati di flessibilità e adattabilità per trasmettere queste qualità ai servizi erogati nell’ambito della Galleria. E, logicamente, si deve possedere una sensibilità artistica e saper comprendere e trattare l’ambiente culturale nel quale la struttura museale va ad inserirsi.